lunedì 6 gennaio 2020

La cifra stilistica


Gianni Mucè. 2020. Piacevoli letture .olio/tavola .50x70

Se un critico d'arte volesse (bontà sua) andare a cercare una cifra stilistica , la troverebbe nel surreale , nell'onirico ,  nel fantastico, in quell'estraniarmi dalla realtà che a me permette di andare avanti nella vita e nella conoscenza . Ma se volesse cercare qualcosa che rendesse riconoscibile , identificabile , di primo acchito la mia opera , ecco rimarrebbe deluso. Non ne ho , e non mi interessa averne , penso ad esse come a delle pastoie riduttive della fantasia , dell'immaginazione. Non mi ci vedo a dipingere maschere,o barche, o marine , o nature morte  per tutta la vita . Mi annoierei a morte. Sono percorsi inventati da alcuni critici ( non da tutti per fortuna) per rendere comprensibili a se stessi e per imbrigliare la creatività .Io poi penso a me stesso come ad un cantastorie, anzi ad un "contastorie" come quelli che vedevo da bimbo girare per le piazze del mio paese di nascita: Villabate.  Essi andavano , in piazza, svolgendo un telone in cui per riquadri erano dipinte scene per lo più truculente , fatti di cronaca realmente accaduti , ma amplificati  da una voce narrante stentorea . Ecco io in un'opera racconto storie, e spesso alle storie aggiungo figure di insetti , di animali, di piante; questo serve per due motivi , uno è che vedendo qualcosa di conosciuto ci si puo' avvicinare poi più facilmente al resto dell'opera ed al suo significato , l'altro è che queste aggiunte ricordano a me e a quanti vogliono che noi siamo parte di un tutt'uno di un unico mondo , e che dobbiamo rispetto per tutti gli esseri viventi .

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